…A Don Giovanni

Era nato nel 1920 ma noi lecchesi abbiamo potuto conoscere don Giovanni solo dal 1968. E la sua notorietà non ha mai raggiunto una grandissima estensione: lui infatti non ha mai cercato visibilità o occasioni di protagonismo.

E’ sempre rimasto nella sua Pescarenico, anche se, dobbiamo riconoscerlo, nei 20 anni nei quali è stato parroco, quella “terricciola” e quella canonica era frequentata non solo dai parrocchiani con una intensità e un gusto nuovi, ma da tante altre persone provenienti da tante altre storie, da tanti altri luoghi. Perché?

Era una parrocchia singolare, non definita da un confine giuridico territoriale, ma dalla esperienza del fatto cristiano secondo una persuasività nuova, cioè secondo una sorprendente corrispondenza a ciò che il cuore dell’uomo desidera.

Don Giovanni all’oratorio di Pescarenico

Questo fenomeno è il segno inequivocabile che sempre accompagna l’accadimento della comunione, il sorgere della comunità cristiana. Non è dunque un fatto riducibile all’operato di una sola persona. Il Fatto è operato dallo Spirito quando la libertà di una persona si apre alla Sua Potenza.

Don Giovanni è stato il fattore decisivo di questo accadimento: il catalizzatore. “Ebbe da Dio il dono di una immensa bontà”. Così si legge sull’immaginetta che ricorda il suo “dies natalis”, e chi l’ha conosciuto sa quanto sia vera questa definizione. Ma la bontà non spiega tutto. La Fede fa scoprire all’uomo in modo non illusorio la sua vera dimensione , capace di Infinito: fonda il sentimento sulla roccia. E la Grazia: la Grazia del Sacramento dell’ Ordine Sacerdotale. La Grazia della paternità spirituale.

Si deve anche riconoscere che l’incontro con il carisma di Don Giussani  ha portato frutto in Don Giovanni nel senso di un dispiegamento dei suoi tratti caratteristici: l’accoglienza senza riserve di ogni persona, bisogno, sensibilità o esigenza, la libertà rispetto ad ogni forma  o schema o consuetudine, l’apertura al nuovo e al diverso, l’offerta commossa e attenta della verità su Dio e sull’uomo, il gusto profondo e intenso della fraternità… E si potrebbe continuare.     

E’ dunque cosa estremamente gioiosa e conveniente fare memoria di don Giovanni perché siamo da lui aiutati anche oggi a vivere e operare. Non ci avvenga che, dopo averne conosciuta la grandezza, dopo aver respirato dentro il suo abbraccio fraterno e liberante, dopo aver ricevuto il tesoro del suo insegnamento, abbiamo a disperdere questa grazia con la dimenticanza.

Questo sito – come tutte le attività della Fondazione – è fatto a questo scopo.

PLINIO AGOSTONI – Presidente della Fondazione Don Giovanni Brandolese